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FilmMaker contro FilmMaker: soldi e qualità

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Fra i più di 13.000 iscritti al nostro canale YouTube FilmMakerChannel c’è una lotta intestina. Mettiamo da parte quelli che girano video solo per passione e che hanno tutto il mio appoggio e la mia simpatia. Prendiamo quelli che si definiscono proprio “filmmaker”. Chi sono? Dovrebbero essere professionisti in grado di realizzare da soli con con minimo di collaboratori un film o un video su commissione o autoprodotto. Persone quindi capaci di scrivere una idea, di sceneggiarla, di organizzarne la produzione, di curarne le riprese, di montare e editare il prodotto completo. Ci sono poi quelli che curano anche la fotografia e altri che stanno pure dietro la camera. L’idea generale è che un filmmaker costa meno di un regista. E’ l’idea dei committenti soprattutto. Invece di chiamare un regista o di mettere in piedi una produzione mi rivolgo a un filmmaker che mi costa meno. Idea sbagliatissima e offensiva a mio modo di vedere. Un filmmaker è (deve essere) un professionista con una grande creatività e competenza in grado di realizzare un prodotto curandone tutti gli aspetti, anche dal punto di vista tecnico. E qui si apre un mondo. Chi è quel “filmmaker” che non si ritenga un professionista, creativo, competente? Poche persone intelligenti ammettono le proprie lacune o i propri limiti. E quindi… guerra. Guerra fra poveri.

Soldi, lavoro e filmmaker

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Se chiamo un filmmaker e gli affido la realizzazione di un filmato, lo chiamo perché lo ritengo, appunto, dotato un certo talento e di sicura competenza. E lo pago. Come quantifico la sua prestazione? Considero che nella sua prestazione sono compresi il lavoro di scrittura, di produzione, di regia e di montaggio. Lavori svolti, appunto, in modo professionale e che vanno pagati con il giusto corrispettivo. Ho sicuramente dei risparmi perché non devo sopportare costi collaterali, ma non mi aspetto un lavoro senza qualità. I committenti però non sono quasi mai dei professionisti competenti. Sono dei contabili con idee molto spesso confuse. Guardano solo i soldi. Fra uno che costa 500 e un altro che costa 200 scelgono 200. Cosa succede? Succede che i filmmaker si fanno la guerra per accaparrarsi i clienti e chiedono sempre meno e lasciano entrare delle mezze cartucce che si distinguono solo perché invece di 500 o 200 chiedono magari anche solo 50. Chi ci guadagna è il committente che neanche si accorge che la qualità di quello che gli consegnano è uno schifo. Chi ci perde sono i filmmaker stessi che sono ormai diventati quelli con la telecamera che fanno tutto con una bella musica sotto. Alessandro, dirà qualcuno di voi, la fai facile tu adesso ma io devo mangiare e piuttosto che niente preferisco farmi pagare un lavoro anche pochissimo per sopravvivere. Be’, sappiate che in passato, quando non ero ancora affermato, piuttosto che accettare un compenso inadeguato preferivo lasciare dietro l’affitto o mangiare due banane al giorno. Se siete bravi fatevi valere e fatevi riconoscere la professionalità che mettete a disposizione di altri. Se non lo siete, invece di rincorrere questi quattro centesimi, mettevi a studiare, mettetevi in discussione e cercate di sopperire alle vostre carenze.

Alessandro Ippolito

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